Silicon Valley
Silicon Valley
La Silicon Valley è insieme un catalizzatore e un magnete per individui speciali.
Il 30% di tutti gli scienziati e ingegneri della Silicon Valley sono immigrati.
E’ un piacere vedere che molti italiani hanno avuto ed hanno tuttora peso qui (vedi seguito).
L’ideologia della Silicon Valley si fonda su un curioso mix di utopismo controculturale, ottimismo militante e determinismo tecnologico.
Qui tutto è possibile perché non c’è nulla che non possa essere perfezionato, accelerato, ottimizzato. Il miglioramento costante, individuale e collettivo, è un imperativo categorico.
La Valle presenta la più alta concentrazione di intelligenza e creatività al mondo, ma anche un desiderio sfrenato di monetizzare ogni aspetto della cultura nel modo più efficiente e rapido possibile.
La voglia di cambiare le regole del gioco, di applicare quelle dinamiche di “distruzione creativa” annichilisce creativamente tutto quello che tocca: modelli di business, logiche apparentemente consolidate, abitudini, interi ecosistemi mediali...
Si respira aria di fiducia.
Centinaia di giovani ce l’hanno fatta ed ora sono milionari.
E non solo quelli di Facebook, Hipstamatic ed altri casi eclatanti, ma anche altri minori.. che comunque hanno tirato su dai venture capital decine di milioni di dollari.
Ed ogni giorno ne esce uno nuovo.. ora i talenti da Facebook si stanno muovendo a Pinterest
E questi nuovi e giovanissimi milionari ora si aggirano numerosi a caccia di investimenti.
Un po’ chiunque prova a fare startup anche perchè il fallimento non fa paura, anzi, gli stessi Venture Capital preferiscono investire in chi ha fallito almeno una volta.
Devi fallire.. e cerca di farlo il prima possibile.
Il 40% degli investimenti di Venture Capital USA sono fatti nella Silicon Valley: 14 miliardi $ (2011)
Il polo Hightech/ICT della California produce 170 miliardi di dollari all’anno.
Che poi in Silicon Valley se uno ha tutto sotto controllo significa che non va abbastanza veloce.
Ho avuto il piacere di ascoltare Vittorio Viarengo in VMware, aziendina che nel 2012 punta a 5 miliardi di dollari di fatturato con un margine operativo del 30% + 20% in R&D.
Vittorio nel 1998 si è trasferito negli USA ed è uno di quelli che pensa che l’America rimane la terra delle opportunità per chi è disposto a rischiare e sa lavorare duro.
Che poi questa sua visione si riflette nel suo stile di leadership che poggia su due pilastri:
1- CARE (mentor e reverse mentor)
2- KICK BUTT (farsi il mazzo)
Nei prossimi giorni posterò alcuni dei suoi spunti, principalmente sul reclutamento e gestione risorse umane in ambienti ad alta creatività.
Dimenticavo, questo esplosivo vicepresidente della VMware ha un sito dove lui stesso spiega come fare la focaccia!!
Poi ho avuto il piacere di pranzare con Fabrizio Capobianco di Funambol che ci mi rincuorato raccontando che i programmatori italiani oggi sono più competitivi di quelli indiani (maggiore qualità e prezzi poco più alti).
Nei prossimi giorni cercherò di raccontare qualcosa di più di questa avventura nella Silicon Valley
lunedì 4 giugno 2012